In un sabato mattina invernale abbiamo deciso di andare a provare il “Sentiero della Memoria“, un anello sui monti del Chianti fiorentino sui cui si sono organizzate le brigate partigiane che poi da qui si sono mosse per liberare Firenze. Più sotto, nel post, troverete anche un po’ di riferimenti storici sulla Resistenza in questi luoghi, e sulla Brigata partigiana Sinigaglia, sulla Strage di Pian d’Albero e sull’Abbazia di Montescalari, ma intanto vi racconto della corsa, delle mulattiere e dei boschi che abbiamo percorso e delle emozioni provate, perchè in certe situazioni si va oltre lo sport, oltre il trail running e anche oltre la natura, e si entra direttamente nella storia (recente e passata).
Diciamo subito che il trail si parte da Poggio alla Croce, un piccolo paesino a metà strada fra Figline Valdarno e Greve in Chianti. Si parla quindi della zona sud di Firenze.
Il percorso che abbiamo fatto ricalca, appunto, il “Sentiero della Memoria” in fase di ultimazione (ne parlo più sotto) e si è rivelato più breve di quello che ci aspettavamo (alla fine il Garmin ha segnato poco più di 9KM e 336m D+).
Più sotto è possibile scaricare il tracciato GPX, ma in realtà non serve a molto, perchè tutto il percorso è perfettamente segnato dal CAI (segnali bianchi e rossi).
Si parte subito sotto Poggio Alla Croce (o subito prima di arrivare, se si proviene da Figline Valdarno) prendendo il sentiero n° 21: si tratta di una mulattiera che sale (e sale, e sale…) praricamente fino a Pian D’albero, dove si arriva dopo un paio di KM.
Inoltre, e qui viene il bello, è arricchito di una serie di pannelli informativi sulle vicende accadute in quei luoghi 74 anni fa, riguardanti le varie formazioni partigiane della Brigata Sinigaglia che poi sarebbero calate su Firenze, da sud, per liberarla dall’occupazione nazifascista. Storie di Resistenza, ma anche storia locale, perchè molti di quei ragazzi venivano dalla zona sud della città, oltre che dai paesi lì intorno.
I primi 2 KM sono sopra il 10% di pendenza
e per diiversi tratti, almeno per noi che non ci chiamiamo Kilian Jornet, non erano corribili. Poco male: ce li siamo fatti camminando e abbiamo colto l’occasione per riscaldarci e guardare il panorame sul Valdarno e sui monti del Pratomagno.
Lungo la salita incontriamo un altro pannello informativo: ci fermiamo giusto il tempo di una foto (per poi leggerlo con calma) e si riparte.
Fatte poche centinaia di metri, la prima sorpresa: una macchia arancione sul bordo del sentiero. Penso subito alla caccia al cinghiale, ma ormai è chiusa…
E invece si trattava di due “ragazzi” che erano lì proprio a piantare i cartelli del Sentiero della Memoria. Faceva freddo, tirava vento, ma volevo fare una foto anche a questo pannello, e già che c’ero ho chiesto loro di mettersi in posa. Peccato che mi sia scordato di chiedere il loro nome, ma non mi sono scordato di ringraziarli per l’importante lavoro di conservazione della memoria. Grazie ragazzi!
Arriviamo quindi a Pian d’Albero, in vista della casa della famiglia Cavicchi, i contadini che lì vivevano ed aiutavano i Partigiani che si trovavano sui monti intorno.
La casa fu attaccata da truppe scelte naziste (Paras e SS) la mattina nel 20 Giugno ’44. Nella casa erano stati condotti, la notte prima, decine e decine di ragazzi che avevano appena abbandonato la città per unirsi alla Resistenza. Erano appena arrivati, disarmati e senza aver ricevuto ancora alcun addestramento.
Fu una strage.
E fu una strage anche per la famiglia Cavicchi: tre generazioni distrutte, il Capofamiglia, Giuseppe, il figlio, Norberto, e il nipote, il piccolo Aronne, che a 15 anni fu poi impiccato davanti agli occhi del padre Norberto (prima che anche questi fosse giustiziato). Ma sì, poi permettiamoci di dire che “hanno fatto anche cose buone…”.
Il casale adesso è abbandonato e pericolante, da anni, ma il luogo rimane testimonianza di un passato nemmeno troppo remoto
Bene, dopo esserci soffermati un bel po’, a respirare la storia e in preda a tante emozioni, si riparte in direzione Monte Scalari, seguendo il sentiero CAI n° 7 che passa fra la casa e il monumento alla sua destra, e va in direzione ovest.
Qui il percorso divenda davvero bello, da fare tutto di corsa tra sali-scendi in mezzo al bosco. Davvero piacevole.
Dopo poco più di 3 KM si arriva al bivio con il sentiero del CAI 00 che sale da Poggio alla Croce, e qui occorre girare a sinistra e correre per qualche altro minuto per arrivare alla Abbazia di Montescalari (che in realtà si chiamerebbe Abbazia di San Cassiano) con un bello stemma di terracotta dei Della Robbia proprio sopra il portale di accesso.
Da qui, poi, non rimane che ripercorrere il tratto di 00 già fatto in salita, e prendere la lunga discesa che riporta a Poggio alla Croce.
Discesa che in mezzo al bosco ti invita proprio a correre.
Tornati al punto di partenza (l’inizio del sentiero CAI 21), non rimaneva che fare il selfie di rito, e poi via verso casa.
Prossimo obiettivo: trovare il modo di allungare il giro e aggiungere almeno 4 o 5 KM, poi tornarci al tramonto, in tarda primavera o estare, e terminare il giro con le frontali.
Dati tecnici:
- Partenza e arrivo: Poggio alla Croce
- Lunghezza: 9,39KM
- Dislivello: 336m D+
- Traccia GPX
- Sentieri:
– 21 (fino a pian d’Albero)
– 7 (fino a incrocio con 00)
– 00 (fino all’Abbazia e poi indietro fino a Poggio alla Croce).
Per approfondire il tema storico, della strage di Pian d’Albero, consiglio di leggere un estratto del libro: “Quelli della stella rossa”, di Sirio Ungherelli (Gianni), commissario politico della Brigata Sinigaglia, che trovate qui: https://toscano27.wordpress.com/brigata-sinigaglia-sirio-ungherelli/la-battaglia-di-pian-dalbero/ Se poi volete leggere tutto il libro (e ne vale davvero la pena), lo potete trovare qui: http://resistenzatoscana.org/documenti/quelli_della_stella_rossa/ |